In questo momento esatto, proprio ora che questo post appare sul blog, io sto guardando la mia decimillesima alba.
Sono sulle mura di un castello diroccato, in cima ad una rupe, a guardare la mia decimillesima alba.
Probabilmente sono bagnato fradicio, quasi sicuramente sto tremando di freddo, che sulle mura di questo castello diroccato il vento non da mai tregua, e ti fa entrare il gelo nelle ossa.
Non so con chi sono, se sono solo o intorno molta più gente di quella che vorrei, so che sono ubriaco, che sto sacrificando vino e un'altro pezzo del mio fegato alle semidivinità pagane che abitano i boschi che ho intorno.
Non so se sto ridendo o piangendo, o tutte e due le cose insieme, ma poco importa, che ho imparato a piangere di gioia e a ridere di dolore.
Tutto ciò che importa è che sono nel posto più importante della mia vita, quello a cui lego tutti i ricordi che vale la pena ricordare, a testimoniare che, nonostante le premesse e il percorso, io sono vivo, e sono qui a veder morire un'altra notte e a veder nascere un altro giorno.
E sto pensando che mi piacerebbe avere un cucciolo da portare qui, fra diecimila giorni, per mostrargli un'alba che mozza il fiato, e raccontargli questo giorno. E poi tornare qui, dopo diecimila giorni ancora, e dare le spalle al sole che sorge, a guardare una notte che giunge alla fine.
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