domenica 4 luglio 2010

Tetrapilofonica #2: Pendulum - Immersion

Infili la chiavetta nel lettore USB, gli auricolari nelle orecchie, alzi il volume al massimo possibile, spingi play.
Guardi i colleghi di fronte a te mentre le note iniziano a comprimerti la scatola cranica, e non ce n'è una che voglia scorrere via facile.

01 - Genesis. 1:09
Ti chiedi quanto di più ti aspettavi dall'intro del disco. Ti stupisci di quanto di meno ti aspettavi.

02 - Salt In The Wounds. 6:39
Metti in pausa. Con calma. Con, cazzo, calma. Rallenti i battiti, riprendi a respirare, fermi i piedi che intorno ti guardano strano. Aspetti un minuto, ti rilassi, spingi di nuovo play.

03 - Watercolour. 5:04
Primo singolo estratto dal disco. Ti batti tre colpi sul petto e reciti il mea culpa. L'unico modo possibile per il primo ascolto di questo disco, senza soffrire e senza passare per pazzo richiede un prato isolato, con il volume a slabrare i coni delle casse. Pausa. Sigaretta. Decisamente.

04 - Set Me On Fire. 5:03
Pausa. Sigaretta. Ancora.

Poi in apnea, fino alla fine del disco. E non poteva essere altrimenti, visto che il disco si chiama Immersion, ed è l'ultimo devastante lavoro dei Pendulum.

L'ultima volta che la musica ti ha colpito così forte era all'Alpheus, quando hai visto il rap romano fottere con le chitarre distorte. Era la presentazione di Heavy Metal, e tu quel giorno sei esploso con tutto il locale.

Per un'ora e sette minuti tremi la tua voglia di ballare.
Per un'ora e sette minuti mordi a sangue le labbra per la voglia di urlare.
Per un'ora e sette minuti hai il cazzo dritto e il fiato corto, mentre la musica fa quello che deve fare.

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