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martedì 2 febbraio 2010

Sciamani 5 di 5: sentendo di stare perdendo qualcosa di speciale che a te non è permesso dimenticare




Sull'autobus ora dormono tutti, fatta eccezione, per quanto ne sai, per te e l'autista che ora approfitta per ascoltare orrida musica leggera italiana. Hai conquistato, salendo sull'autobus, il diritto a due posti adiacenti, per dormire un pò, e non essere nuovamente bloccato dal tuo taciturno amico. Per quale motivo il sonno non arrivi, cullato come sei dal ritmo costante del motore, con ore passate in pista che chiedono il loro prezzo di riposo, è una cosa che proprio non ti spieghi.
Ti raddrizzi a sedere come si confà ad una persona civile, iniziando ad osservare i volti rilassati dal sonno dei tuoi compagni di viaggio. Uno in particolare ti colpisce, rendendoti consapevole del fatto che non sei il solo ad essere sveglio senza motivo. I vostri sguardi s’incontrano ancora, ma stavolta le anime nascoste dietro di loro tacciono, che le parole, neppure le parole sincere che solo le anime sanno pronunciare, in questo momento non hanno bisogno di essere pronunciate. Fai per alzarti, ma lei è più veloce, e a te non resta altro da fare che schiacciarti contro il vetro, per fare spazio alla ragazza selvatica alla cui anima sei legato da meno di dodici ore.
I vostri sguardi ora si fissano l'uno nell'altro con un'intensità nuova, non più disturbati dalla seduzione che doveva essere, privi dell'ansia che l'attesa di questo momento ha costruito.
"Ti ho aspettato tutta la sera, ero certa saresti venuto da me."
"Leggevo i segni, e nei segni il nostro incontro non c'era."
"I segni? Cosa sono?"
"Una cosa da sciamani urbanizzati, da oracoli sopravvissuti alle proprie divinità. È una cosa complicata, e non posso insegnartela, il tempo che c’è concesso è troppo poco per usarlo così."
"Troppo poco? E se volessimo rivederci? Magari abbiamo tutta una vita insieme, non puoi saperlo."
"Insieme esistiamo solo su questo lato dell'Appennino, di la non ne saremo più in grado."
Poiché tutte le parole superflue che sentiva il bisogno di dire sono state dette i vostri corpi cedono al comando che le vostre anime ormai urlano, e tu puoi conoscerne il sapore salato della pelle e quello sorprendentemente fresco della bocca, puoi perderti seguendo i contorni morbidi del suo corpo e esistere nel ritmo sempre più intenso e spezzato del respiro di lei. Puoi vederla stupire, lei che i segni non sa leggerli e non si aspetta ciò che per il poco tempo che vi resta accade, della maniera semplice con cui si abbandona a te, della maniera naturale con cui i vostri corpi si ascoltano e iniziano a muoversi insieme, come se non avessero fatto altro per tutta la loro vita. La vedi stupire nel ritrovarsi a fare cose che non sospettava avrebbe voluto fare e poi, quando inizia la lenta discesa che dall'Appennino porta a Roma, la vedi staccarsi, non più in grado di capire perchè si trova accanto a te, che ora sei solo uno sconosciuto che in qualche modo le sembra familiare, e tornare al suo posto. La vedi addormentarsi, mentre ancora s’interroga su ciò che è successo, sentendo di stare perdendo qualcosa di speciale che a te, sciamano di città, non è permesso dimenticare.

Il fresco della metro che attraversa veloce la città risveglia completamente il tuo amico, che ora, poiché il tempismo non è fra le doti a lui concesse, si sente socievole e ciarliero, vuole ricordare la serata, parla dei dj, delle ragazze che si agitavano a tempo accanto alla consolle, della follia di attraversare l'Italia per ballare una notte appena. Sorride, il bastardo, che i tedeschi avevano finito le energie e lo hanno lasciato riposare per tutto il viaggio di ritorno; se la ride, l'uomo di fango, ricordando quattro rapaci salernitane che hanno spogliato di tutto questi pellegrini d'oltralpe appena appena sprovveduti, e tu vorresti spiegargli come delle quattro una era differente, più selvatica, con le doti necessarie, purtroppo non educate a dovere, per essere una delle più grandi sciamane del secolo in corso. Vorresti dirgli, utilizzando versi gutturali e parecchia violenza, come oltre il portafoglio questa sciamana mancata ti abbia rubato pure una piccola scheggia d'anima. Vorresti, ma non lo fai, che lui, l'ignobile ammasso di carne che riempie la maglietta di cotone blu di fronte a te, non ha coscienza del mondo, né di quello reale, né di quello un pelo più mistico in cui ogni tanto ti ritrovi a passeggiare, e questa ti sembra, di per sé, una punizione più che sufficiente.

Le altre parti di Sciamani le trovate qui : 1 ,234.
E questo, per ora, è tutto; spero di essere stato in grado di regalarvi qualcosa su cui spendere bene del tempo.


Theta                                                      

lunedì 1 febbraio 2010

Sciamani 4 di 5: tre fantasmi distorti, segni di grandi verità



Alle cinque l'energia che ha mosso il tuo corpo per una notte intera viene meno e tu, accompagnato dal tuo amico, punti deciso e vagamente traballante l'uscita del locale e riprovi, stavolta con successo spinto dalla fame, a mangiare un'altro panino, grato che il tuo compare non abbia le stesse intenzioni.
Ti appoggi ad un muretto, ignaro per la prima volta in vita tua, della luce dell'alba dopo una notte passata senza sonno.
Mentre attendi le sei per salire di nuovo sul pullman che ti riporterà a casa ti appaiono tre fantasmi distorti, e nella loro follia tu leggi i segni di grandi verità.
Dal passato torna uno dei dj che si sono alternati alla consolle, ubriaco e furente, che gli sono scomparsi i cdj, se hai capito bene. Urla, strepita, se la prende con gli organizzatori che ti hanno accompagnato in viaggio fino a qui, le prende dai buttafuori, quando esagera. E tu leggi i segni, che quando il cuore del mondo ti parla nella sua lingua indiretta non puoi far altro che fermarti ad ascoltarlo. E vedi un uomo che pensava di possedere e che adesso non possiede più, e sai di un uomo che non possedeva, e che probabilmente ora pensa di possedere. Vedi un uomo che si consuma nel possesso di un oggetto, sicuramente costato fatica, ma che è, nell'economia del mondo, solo una parte irrilevante che il mondo stesso governa e fa passare di mano in mano, secondo un disegno noto solo a lui. E tu capisci, chiaro e netto come poche volte accade, che nulla di ciò che hai ti appartiene veramente, ma solo è una piccola parte di un tutto che per caso ti accompagna per un periodo più o meno lungo della tua vita, e il possesso è, cercando nei significati profondi del vivere, inessenziale.
Dall'ingresso dell'Altromondo appare una ragazza gracile, scortata da quattro buttafuori, che urla e strepita sulla necessità di quattro quintali abbondanti di muscoli gonfiati chimicamente per trascinare fuori il mucchio d'ossa che è lei. Pretende si dimostri la fondatezza delle accuse degli energumeni, che lei proprio non si droga e che tutto quello che vuole è solo tornare dentro a ballare. A te qualche dubbio viene, a vedere questo scricciolo che se la prende con quattro giganti, e che a mezz'ora dalla chiusura fa dell'entrare ancora una questione vitale. I dubbi te li leva il suo ragazzo, a metà fra l'incazzato e il rassegnato, che impiega un buon quarto d'ora ad allontanarla dall'ingresso, mentre lei si divincola testarda. E tu nuovamente leggi i segni, che a non leggerli potrebbero non tornare più. E vedi un uomo che pazientemente stringe a se questa specie di strega che non accetta la fine del tempo concesso al ballo, e nella sua furia rovina già il ricordo di ciò che è appena stato. E nell'uomo vedi il tempo, paziente, che poco o nulla si cura delle afflizioni degli uomini, che strepitano nel suo scorrere, incapaci, come la ragazza che si divincola fra le sue braccia, di godere delle ore e dei giorni a loro concessi. E tu capisci, poichè i segni sai leggerli, di non avere potere sullo scorrere del tempo e, solo, devi accettarlo, godendo di ognuno del limitato numero di istanti a tua disposizione e solo, se in alcuni casi ti sono sembrati pochi, crogiolarti nel loro ricordo.
Una fugace visione ti ridesta dal tuo pensiero: corre, ridendo e bestemmiando e insultando i buttafuori con accento toscano, sparendo in poco tempo dietro l'angolo. Lo segue un bisonte dello staff, enorme e arrabbiato, convinto di riuscire a spiegare le sue ragioni con il solo ausilio del frutto di anni di palestra e diete iperproteiche. E come anche lui scompare appaiono all'inseguimento i suoi colleghi, preoccupati che non faccia carne trita del folletto toscano sul cui destino puoi solo speculare. E tu ridi, che il folletto toscano ha una risata contagiosa, della sua gioia e della forma comica in cui ha costretto gli eventi, spingendo a correre sulla statale le statue dello staff nel tentativo di fermare uno di loro che, da protettore della calma e dei beni del proprietario del posto, è divenuto una figura molesta da allontanare. E ti diviene chiaro come il sole che ora sta spuntando pigro quello che quest'ultimo fantasma ti ha voluto dire. E tu, ora libero dalle catene che le cose e il tempo cercavano di stringerti addosso, comprendi l'onnipotenza di cui dispone chi, senza distrazioni inutili, semplicemente realizza la piena potenza del suo esistere.

venerdì 29 gennaio 2010

Sciamani 3 di 5: per stupirti e sperare di ritrovarti cambiato nella luce del mattino



Siccome l'uomo che ti accompagna non decide di stupirti se anche accade, su questo blocco di vetro e lamiera che ti traghetta attraverso l'Appennino, qualcosa degno di essere ricordato o di prendervi parte, tu ne sei tagliato fuori, e accogli con un senso di liberazione le porte del bus che si aprono, alle nove passate, proprio di fronte alla discoteca che, in anni che non ti sono appartenuti, portava il nome semimitologico di Studio 54.
Il panino con la cotoletta nel parcheggio antistante l'entrata ti fa rimpiangere il peggiore dei paninari capitolini, e la cosa rancida chiamata piadina che il tuo compare sta cercando di mangiare la fame te la fa passare completamente. Per qualche strana normativa locale o accordo con la discoteca, il paninaro latino-americano di fronte a te proprio non può servire alcolici, e così la birra che sogni da forse un paio d'ore e che saresti disposto a pagare un prezzo al limite del criminale deve essere rimandata.
Approfitti dell'attesa prima di entrare, che di una buona chiacchierata ancora proprio non se ne parla, per osservare questo scampolo variopinto d’umanità che ti circonda, cosciente che una simile situazione difficilmente ti si ripresenterà più di altre quattro o cinque volte prima del termine della tua vita. Ci sono chiassosi danzatori partenopei e romani, ragazze con il dolce accento toscano e persone il cui accento, che non ti è dato sopportare, identifica come milanesi. Stupisci a non veder spuntare da nessuna parte la bandiera dei quattro mori, onnipresente ad ogni manifestazione nazionale, politica o musicale che sia, in cui almeno una parte dei partecipanti provenga da una provincia diversa da quella in cui si svolge. In fondo te lo sei sempre chiesto per quale motivo questa popolazione orgogliosa e testarda, che identifica come "il continente" le terre al di fuori dei confini della propria isola, viaggi così tanto.
Lo stile, noti, nella sua eterogeneità di fondo è simile a se stesso in ogni zona della penisola, e solo dall'accento riesci distinguere la provenienza delle varie persone. Ti perdi per quella che forse è un'ora ad osservare i dettagli irrinunciabili sfoggiati dall'enorme quantità di ragazze presenti, quantità che tu, abituato a serate di tutt'altro genere, proprio non sei uso vedere. Ti piace, quello che vedi, e buone vibrazioni ti attraversano la testa, riempiendoti d’aspettativa per la serata che ti aspetta.

La discoteca è l'edificio più bello in cui ti è mai capitato di ballare, e descriverla in seguito è una cosa che sei sicuro non farai mai, certo che andrebbe perso il significato più profondo di quello che stai vedendo, e di come lo stai assorbendo con gli occhi e con la pelle. Siccome di persone non ne sono entrate ancora abbastanza decidete di non buttarvi a ballare subito, danzatori parecchio asimmetrici e incerti come ancora siete, senza l'alcol a lubrificarvi i pensieri e le giunture. Il bicchiere di ghiaccio spruzzato di rum che la barista pretende di chiamare cocktail decide per voi che stasera berrete birra, mentre sedete su un divanetto intenti ad assorbire i bassi violenti sparati fuori dall'impianto più costoso mai visto in una struttura di cemento predisposta al ballo.
Dal punto più o meno strategico da voi scelto per sedervi osservi le persone che entrano, e ti innamori almeno un paio di secondi di quasi tutte le ragazze che varcano l'ingresso. Vedi anche il quartetto di rapaci travestiti da giovani donne varcare l'ingresso, dirigersi decise verso i bagni e uscirne, qualche minuto dopo, trasformate negli abiti e nell'aspetto. E, come è giusto che sia, incroci ancora una volta il suo sguardo, e la realtà prende qualche istante di pausa, giusto per dare alle vostre anime il tempo di comunicare quello che, con tanti metri e suoni e luci e persone a frapporsi fra voi, altrimenti non potrebbero comunicarsi.
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Balli, bevi, ti riposi, balli ancora, osservi tutto quello che ti circonda, ti estranei da tutto seguendo il ritmo potente proposto dai dj che si alternano in consolle, fumi, bevi ancora, balli, sudi. In tutto questo, silenzioso come ora è giusto che sia, il tuo amico t’imita, ti segue, ti anticipa; ti stupisce addirittura, estraendo dal cilindro riserve di energia inaspettate, tenute nascoste chissà dove. Tu balli fino ad arrivare al limite, poi lo superi, e continui a ballare per partito preso.
Le ragazze si fanno dipingere la pelle, da un artista piazzato accanto ai bagni, motivi tribali o floreali, con colori che risplendono sotto le luci al mercurio.
Ti lasci innamorare un pò di una ragazzina appena diciottenne in canottiera e calzoncini da basket verde acido, con un viso da bambola deturpato da due innesti di metallo sul labbro superiore. Ma questa notte è elettrica e lisergica, e tu ti lasci trasportare piuttosto che dominarla, cercando di perderti completamente, per stupirti e sperare di ritrovarti cambiato nella luce del mattino.
V’incontrate in pista decine di volte, te e la ragazza selvatica e indipendente con la cui anima hai parlato, ballate affiancati consapevoli in un modo a te nuovo l'uno della presenza dell'altra, vi staccate decine di volte, strappati l'uno all'altra da compagni privi di rispetto e di tempismo, vi cercate, vi trovate, vi sfiorate, e vi perdete ancora.
La sua amica, la bella seduttrice, inscena per te un'intera storia d'amore nell'arco di una notte, innamorandosi di un ragazzo di passaggio, corteggiandolo, conquistandolo, amandolo, sparendo con lui. Ricomparendo, dopo un paio d'ore, litigando furiosamente con lui, pregandolo, inginocchiandosi in lacrime di fronte a lui, lasciandolo. Tornandoci insieme ad un'ora dall'alba, dormendo con lui sui divani dell'Altromondo il sonno di chi ama.

giovedì 28 gennaio 2010

Sciamani 2 di 5: e loro emergono dalla foschia uno ad uno




Il tuo compagno di viaggio non smentisce nemmeno un pò la solida struttura della sua personalità, schiacciandoti fra il finestrino e lui, tagliandoti fuori da tutto quello che potrebbe succederti intorno e, mentre tu godi della visione della striscia continua di metallo opaco che delimita la carreggiata lungo l'autostrada che attraversa l'Appennino lui un pò sonnecchia, un pò si infastidisce per l'euforia che vi circonda e, soprattutto, blocca, con una maestria che è solo sua, ogni tuo tentativo di intavolare un discorso per far passare prima il breve tempo di questo viaggio. Adesso ti scoccia pure parecchio questa sua personalità poco espansiva, ma fra un paio di settimane, con il culo e la schiena sudati a contatto con la sedia girevole grigio topo del tuo ufficio, con il ronzio del condizionatore e delle ventole dei computer che ti trapanano il cervello, vorrai barattare volentieri per due o tre mesi della sua compagnia una mezza giornata a sentire che il tempo che vendi al tuo datore di lavoro non te lo restituirà nessuno.
Dal fondo del pullman, da dove viene un odore agghiacciante di barbone e sigarette farcite, emerge un mezzo eroe rastafari vagamente instabile sulle gambe che impugna un disco compatto, che a voi, che dovete attraversare l'Italia per andare a ballare i violenti giri di basso di maestri di mezza Europa, arrivarci accompagnati dalla cattiva musica di un Ramazzotti qualunque non vi va poi troppo bene.
T’inizi a guardare intorno, che il senso del viaggio, in questo viaggio, non è nel viaggio, ma nella destinazione, e lasciare che i chilometri che stai percorrendo smussino le punte più anguste dei tuoi pensieri è una cosa che non vuoi. E loro emergono uno a uno, a volte a gruppi, dalla foschia che prima chiamavi tuoi compagni di viaggio.
In fondo all'autobus, circondati da nuvole parecchio dense di fumo vagamente psicotropo, ci sono i personaggi semileggendari dell'organizzazione. Li distingui nettamente dagli altri, un pò perchè il loro stile e la loro età ti dicono in una maniera che non puoi ignorare che appartengono agli anni in cui a questa musica neanche si pensava, che l'hanno vista nascere e un pò l'hanno anche cresciuta, e un pò perchè l'esuberanza dei pellegrini elettronici che ti circondano non riesce a raggiungerli, che queste cose, loro, le hanno già vissute infinite volte. Le loro donne, per quanto più giovani di loro, si vede perfettamente che gli appartengono, che determinate cazzate modaiole, loro, le lasciano agli altri.
Accanto a te ci sono cinque giovani tedeschi, che bevono quanto solo i tedeschi sanno bere, eterogenei nello stile come stai scoprendo sono tutti gli appartenenti a questo genere. L'uomo giovane accanto a te è parecchio infastidito da questo quintetto in trasferta che si concede un viaggio nel viaggio per il solo piacere di ballare, che la loro chiassosa esuberanza proprio non ne concilia il sonno. Tu vorresti magari aggregarti, che l'energia che possiedono ti contagia e sai che, con la sola espansività di viaggiatori d'oltralpe, potrebbero migliorarti la serata, nettamente.
Subito dietro i tedeschi ci sono quattro elettriche ragazze di Salerno, abbronzate, vestite ai minimi termini e cosparse di dettagli fluo. Tu, che sai leggere con uno sguardo la forma delle intenzioni che animano le persone, le riconosci all'istante le forme predatrici che si nascondono dietro le curve morbide dei loro corpi, che alla fine il tuo sangue non è troppo dissimile dal loro e sai esattamente da cosa vengono, e con quali motivazioni agiscono. Riconosci subito quella che, delle quattro, è senza ombra di dubbio il capo, pienamente a suo agio e cosciente di ciò che la circonda, mossa dai movimenti di chi sa di esser seguito. Riconosci la seduttrice del quartetto, in grado di ottenere ciò che vuole, quando vuole, che la sua bellezza ha pochi pari all'interno dei confini patrii. Intravedi una gregaria, ma ad individuarla nettamente fai fatica, che la natura dei gregari è sempre vacua e fumosa, ed esistono solo come parte di un qualcosa più grande e, presi singolarmente, i gregari tendono a scomparire. E poi vedi lei, che ti si infila sottopelle senza nessuna fatica con il semplice manifestare la forma unica della sua natura, selvatica e indipendente, di chi interseca un insieme senza farne parte, capace di risplendere di luce propria ma non per questo inadatta ad illuminare un intero gruppo di persone.
Ti stupisci dalla composizione fragile di questa congrega in cui figure inessenziali sostituiscono figure necessarie all'economia del gruppo, che, se non si muove insieme da sempre, si sfascerà alla prima occasione. Le vedi attuare coordinate la loro mossa, che, con l'occhio allenato di predatrici quali sono, hanno preso di mira gli alcolici che i giovani pellegrini provenienti dalle terre a nord delle alpi hanno portato con loro. Le vedi muoversi e per un momento provi pietà per le loro prede, che non conoscono le differenze e le peculiarità della gente delle varie parti d'Italia, e vorresti spiegare come stanno le cose, a questi sprovveduti, insegnargli a leggere i segni, partendo dalla più semplice numerologia, che se quelle sono quattro e loro cinque al venti per cento è disfatta, e poiché cinque per quattro fa venti i segni sono chiari, e farebbero meglio a costringere il nocchiero a fermarsi e scappare parecchio in fretta per i campi, che con i segni non si scherza. Vorresti, ma poi lei ti guarda per la prima volta, e l'aura di difensore degli stolti ti scompare di dosso che con la sua aura selvatica e indipendente cozzerebbe non poco, e le anime che entrambi nascondete dietro gli occhi hanno iniziato un discorso che a voi, semplicemente mossi dalle anime dietro i vostri occhi, non è dato conoscere.
Così le lasci fare, le vedi avvicinarsi sorridenti e festose a questi stolti germanici, le vedi ballare con loro sul ritmo costante ma sorprendentemente variabile dell'Amen Break, le vedi consumare tutto quello che possono consumare dei loro polli, le vedi riuscire a scollarseli di dosso con un semplice bacio sulla guancia; e poi vedi i cinque tedeschi, con gli occhi leggermente vacui, intenti a interpretare la sensazione di essere stati ingannati senza riuscire a indovinare ne il come ne in cosa. L'uomo che ti si accompagna in questo viaggio, che tu sai essere buono in fondo all'anima, parecchio in fondo, ma che per osservatori poco attenti potrebbe pure passare per un informatore dei secondini che si sia appena guadagnato la libertà barattandola con quella di un'altro, ghigna soddisfatto dell'accadimento, interpretando la cosa come una punizione divina in grado di restituirgli la tranquillità di cui necessita per dormire almeno un minimo; tu, dal canto tuo, scruti, utilizzando l'arte imparata dal vento, i segni che ti si mostrano contrastanti: i numeri parlano di una doppia vittoria e una quadruplice sconfitta, gli eventi ti ricordano che la fortuna non ha pietà degli stolti, la nebbia proveniente dal fondo del bus confonde la prospettiva e tu ti guardi guardare ed essere guardato e decidi che, se il tuo compagno di viaggio non si produrrà in azioni guastatrici troppo efficaci per porvi rimedio, questa sera potresti pure ritrovarti ad annusare la pelle di questa ragazza selvatica, e forse potrebbe pure essere propiziatorio per un giovane del centro ed una giovane del sud, incontrarsi al nord.

La prima parte di Sciamani la trovate qui.

mercoledì 27 gennaio 2010

Sciamani 1 di 5: mosso solo dal tuo entusiasmo per la scoperta di una musica nuova

Inizio oggi la pubblicazione, in cinque parti( una al giorno da oggi a domenica) che è una cosa un pò lunga, del primo racconto che ho scritto seriamente, e che m'ha portato fino a qui, su questo blog.
Ringrazio infinitamente Mike per l'immagine di copertina.
Quindi, senza ulteriori indugi, ecco a voi





Piazzale del Verano ti accoglie sotto il sole cattivo di un venerdì d'inizio agosto quando le tre sono passare da pochi minuti. Al tuo fianco hai un compagno di viaggio come ce ne sono pochi, e tu per questo ringrazi chi devi ringraziare, che, per quanto risponda sempre alle tue chiamate improbabili, la sua capacità di carpire il senso di ciò che lo circonda e adattarvisi di conseguenza è bassa in maniera preoccupante. Senti l'ottimismo che ti monta dentro, che la validità della scelta che ti ha portato ad essere qui, in questo momento, è indiscutibile. Ti sembra quasi un rito propiziatorio questo tuo partire, a meno di un'ora dall'inizio delle ferie, per un viaggio privo di un senso reale, mosso solo dal tuo entusiasmo per la scoperta di una musica nuova.
Ti pesano addosso, e tu li senti nettamente, undici pesantissimi mesi di brutto lavoro, rimbalzando da un'azienda all'altra, vivendo in una precarietà che cozza enormente con il tuo modo d'essere fatto di abitudini. La settimana appena passata, fra corse interminabili in vespa per andare a trovare tua madre ricoverata dall'altra parte di Roma, meccanici incapaci e la botta finale in ufficio ti ha, nel migliore dei casi, spezzato.Il partire, per la prima volta da anni, come uomo libero, senza nessuno a cui rendere conto se non te stesso ti ha, come minimo, riempito di quella gioia che, sola, appartiene agli uomini che ancora apprezzano la libertà da poco riguadagnata.

Così adesso sudi di fronte al più famoso cimitero romano, circondato da persone che nessuna madre sarebbe contenta di veder uscire con il proprio figlio, che aspetti il tuo passaggio per Rimini. Magari vi state tenendo in disparte, te e il tuo inaffidabile compagno di viaggio, che la passione per la drum&bass l'avete scoperta da poco, e non vi sentite troppo a vostro agio in mezzo a questi mostri un pò vintage e un pò cyberpunk che, con estremo coraggio, bevono birra calda sotto il sole a picco e sfoggiano abiti dai dettagli fluo parecchio anni ottanta.
L'autobus arriva con il ritardo appropriato ad un traghettatore di future anime perse come apparite voi, ubriachi sotto il sole cattivo di una città che si va svuotando per le vacanze estive. Il nocchiero, che finché non vi vede da vicino non ha idea di che genere di passeggeri si appresta a trasportare, ascolta fiducioso un vecchio disco di Rino Gaetano. Mentre salite parecchio caotici sull'autobus ti stupisci, e un pò ti maledici anche per non aver iniziato prima a frequentare questo ambiente, per la quantità assolutamente non comune di ragazze che salgono con te e che, nonostante lo stile spigoloso che gli è proprio, ti appaiono belle.