venerdì 30 aprile 2010

Il mio motore fa le bizze

Il mio motore fa le bizze, ed è un problema, un enorme problema.
Ci sono momenti in cui va da dio, e io posso sfrecciare libero, senza pensieri e senza destinazione (perchè è questo il bello di correre spinti da certi motori, che non hai bisogno di una direzione o di un obbiettivo, vai talmente forte che alla fine incroci di tutto, e a girare a vuoto per un milione di chilometri o due non si perde poi tutto questo tempo).
Poi d'improvviso strappa, accelera, inchioda, fa il cazzo che gli pare e io sbando; per fortuna che c'è sempre qualche bel muro pronto a fermarmi. Così posso ripartire, ossa rotte e naso sanguinante.
A volte poi inverte la marcia, e mi fa tornare indietro, a rivedere posti già visti, ma solo di quelli dove non mi sono trovato bene; ringrazio i pali che intervengono a fermare questo mio retrocedere, anche se in maniera un poco brusca, anche se non sempre sono piantati in terra come si deve, ma se ne stanno li, semplicemente lasciati in mezzo. Ma li ringrazio uguale, che mi danno la possibilità di riprendere la strada nella direzione giusta, anche se la percorro dolorante.
Mi tocca pure spingere, ogni tanto, che il  mio motore non sempre ha voglia di andare, e allora mi tocca prendere il motore fra le braccia e camminare lentamente, ogni passo più pesante di quello precendente, fino a che il mio motore non decide che si può riandare.

A volermi rendere la vita più semplice mi basterebbe abbandonare questo motore sul lato della strada, e continuare a piedi, che in fondo a piedi ci sono sempre andato; sarebbe meno doloroso, e avrei pure la possibilità di guardarmi un poco intorno, per vedere, magari, di trovarne un'altro meno bizzoso, di motore.
Ma alla fine questo motore mi fa muovere più veloce dell'andare a piedi quel tanto che basta per farmi sopportare le ossa rotte e la faccia sgrugnata, e poi, quando non ce la faccio più, quando veramente lo abbandono e inizio a camminare da solo, il mio motore mi raggiunge, mi prende per mano, mi dice <> e senza attendere risposta inizia a viaggiare più veloce di quanto non abbia mai fatto prima, e a me non resta che aggrapparmi più forte, aspettando che ricominci a far bizze, sperando di riuscire a schivarlo, almeno una volta, il muro.

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