martedì 4 maggio 2010

Coma da suggerimento: Ho visto Stella cadere

Chiaccherando con M, e raccontandole le ultime peripezie, lei mi ricorda questo racconto. Che in più di un anno e mezzo di vita, non è affatto passato di moda. Qui su Tetrapiloctomia non c'era... Vale la pena postarlo.
Enjoy.



Ho visto Stella cadere.
di Danilo Cipollini



Se ci fosse un interruttore che ti spegne, giuro, lo userei.
Bastasse premere un bottone per dimenticare e ricominciare da capo, non ci penserei un secondo.
Non c'è metodo per sollevare ciò che muore, è vero, ma ho scoperto che anche uccidere ciò che ancora vive è tutto fuorché facile.
Vallo a spiegare a un cacciatore. Vallo a spiegare a un macellaio, o a un assassino.
Ma soprattutto, vallo a spiegare alle vittime.

Mentre tutto questo mi viene addosso, nonostante tutto questo che mi corre addosso, tu mi chiedi di aspettare.

Sono seduto a Corso Buenos Aires, nella tua Milano, davanti a me passa una modella che fuma elegantemente una sigaretta e, svogliata, occhieggia le vetrine.
Andrea G. Pinketts, nei suoi libri, ne ha descritte tante delle modelle di Corso Buenos Aires, ma tutte mute. Tutte oggetti, Veneri di nicotina e fard, abili per lo più al piacere dell'uomo o da tenere buone per l'alcolismo.
Io oggi vorrei dar loro la possibilità d'un riscatto, farle finalmente parlare, Cristo, che qualcosa avranno pure da dire.
Così prendo Ingrid (questo è il nome che le ho dato) e di lei, più che il culo nudo, immaginerò la mente.
Torniamo allora dalla nostra Ingrid, che cammina elegante ma non troppo, sui tacchi aguzzi come pugnali, le gambe lunghe dalla pelle chiara che filano, strette, sul marciapiede coperto di mozziconi, il vestito nero che svolazza poco intorno alle ginocchia nude.
Un tacco si impunta e l'andatura quasi elegante si scompagina un secondo, Ingrid piega sulla destra, sembra quasi che cada, magnifica quercia tradita da un minuscolo taglialegna, ma si riprende, tiene duro spingendo sui lombi allenati e nello spazio di due metri riprende postura e eleganza.
Unico segno tangibile della quasi-caduta, fra le sue dita è scomparsa la sigaretta, che ora rotola sul selciato lasciandosi dietro piccole colonne di fumo. Sibila “Merda”, con un forte accento del nord Europa (Norvegia, Danimarca forse, ma più probabilmente Svezia), riavvia con la mano il fatale caschetto di capelli rossi e fulmina in basso con lo sguardo la traditrice di carta e tabacco che lentamente muore a terra, nell'indifferenza generale.
Lentamente muore anche Ingrid, muore dentro da un mese, da quando Stella non c’è più.
Stella che le illuminava il cuore, Stella modella, anche lei, che vive a Roma in una casa dalla quale, certi giorni, si sente l’odore del mare. Stella sorella, stesse esperienze, stessa sorte, stessi timori, stessi incubi di plastica. Stella gemella, quasi, per quanto forte, e bello, era il loro amore. Stella che era così diversa da lei, così razionale, così calcolata, Stella che amava in piccole cose e rifiutava i gesti teatrali. Stella che un giorno ha detto “Qui non c’è più nulla che possa darti. Vorrei che non ci vedessimo più.” ed è partita, sparita, Stella che è caduta, confus, dice, e dice che ora no, ora si deve ricostruire, ora non si può più.
Ingrid alza gli occhi e mi guarda. Non guarda verso me, guarda Me. Non servono parole perchè viviamo nello stesso dolore, un mondo a parte in cui tutti gli altri ci sono ma sono ovattati, lontani. Si avvicina con lo sguardo più vero che mi riesce di immaginarle in faccia e accendendo un’altra sigaretta mi dice solo “ Ho visto Stella cadere”. Poi si siede accanto a me sulla panchina di legno e per un po’ stiamo zitti. Sigaretta lei, sigaro Toscano io. Zitti, che a parlare ci pensa già Milano. Passano un paio di minuti quando si volta e mi fa “Piacere, Ingrid”. Non le regalo il mio nome ma tiro un’altra boccata e le chiedo “Ha fatto male?”, come se non conoscessi già la risposta.
“Lo sai che fa male”.
“Già, ne ho una vaga idea”. Sorrido.
“Io ho idea che tu sei qui per lei”, mi fa.
“No..cioè si... cioè Ingrid non lo so, davvero. E’..assurdo, è incredibile come la confusione di un altra persona... poi può diventare la tua.”.
Segue silenzio imbarazzato e amaro che ci lascia il tempo per fumare il fumabile.
Quando la punta del Toscano è così corta che il calore mi brucia le labbra a ogni tiro, lo butto.
Devo essere proprio conciato male se una bella donna in crisi per amore mi abborda in cerca di conforto e non per un amplesso che le riabiliti un paio d’ore.

E all’unisono, all’improvviso, gli occhi fissi sull’asfalto, diciamo “Se ci fosse un interruttore...”. E ci fermiamo, sorridendo per quel pensiero diviso a metà, le faccio segno di continuare lei, anche se questa frase la conosco già. Spegne lentamente il sorriso e dopo un istante “Se ci fosse un interruttore”, ripete, “per spegnere i pensieri, lo avrei premuto un mese fa.”.
Stràli di fritto vengono scoccati dal Mc Donald’s qui davanti, ora che il sigaro non mi protegge più con la sua cortina densa di fumo arrivano tutti a segno.
Ingrid mi chiede l’età e quando gliela dico scuote la testa e non ci crede. Mi sfida alla prova e le passo la carta d’identità per difendere quel che ho detto, manco fosse un carabiniere. E in effetti è furba, troppo furba per essere un carabiniere, perchè con questa mossa ha scoperto non solo l’età ma anche il mio nome.
“Sembri più grande, Danilo... Sei invecchiato in fretta”. Colpa della boxe e di una donna, dico io.
“Ognuno ha la sua Stella da guardare cadere”, rincaro la dose.
Stringe i pugni e si alza di scatto, fa per andarsene, si volta dopo un paio dei suoi lunghi passi eleganti e mi dice “L’assurdo è che dopo averla vista cadere, l’unico desiderio che riusciamo a esprimere è che torni presto al proprio posto”.

Poi si volta e se ne va, lasciando scivolare dalla borsa quello che sembra un biglietto da visita, guardandolo mentre plana quel tanto che basta a farmi capire che è un caso.
Si allontana a passi veloci. Splendida.

Guardo il biglietto dalla panchina e non lo raccolgo. Vado via, accendendo un altro Toscano.

Dopo aver visto cadere una Stella, chi guarderebbe cadere un biglietto?

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