lunedì 1 febbraio 2010

Sciamani 4 di 5: tre fantasmi distorti, segni di grandi verità



Alle cinque l'energia che ha mosso il tuo corpo per una notte intera viene meno e tu, accompagnato dal tuo amico, punti deciso e vagamente traballante l'uscita del locale e riprovi, stavolta con successo spinto dalla fame, a mangiare un'altro panino, grato che il tuo compare non abbia le stesse intenzioni.
Ti appoggi ad un muretto, ignaro per la prima volta in vita tua, della luce dell'alba dopo una notte passata senza sonno.
Mentre attendi le sei per salire di nuovo sul pullman che ti riporterà a casa ti appaiono tre fantasmi distorti, e nella loro follia tu leggi i segni di grandi verità.
Dal passato torna uno dei dj che si sono alternati alla consolle, ubriaco e furente, che gli sono scomparsi i cdj, se hai capito bene. Urla, strepita, se la prende con gli organizzatori che ti hanno accompagnato in viaggio fino a qui, le prende dai buttafuori, quando esagera. E tu leggi i segni, che quando il cuore del mondo ti parla nella sua lingua indiretta non puoi far altro che fermarti ad ascoltarlo. E vedi un uomo che pensava di possedere e che adesso non possiede più, e sai di un uomo che non possedeva, e che probabilmente ora pensa di possedere. Vedi un uomo che si consuma nel possesso di un oggetto, sicuramente costato fatica, ma che è, nell'economia del mondo, solo una parte irrilevante che il mondo stesso governa e fa passare di mano in mano, secondo un disegno noto solo a lui. E tu capisci, chiaro e netto come poche volte accade, che nulla di ciò che hai ti appartiene veramente, ma solo è una piccola parte di un tutto che per caso ti accompagna per un periodo più o meno lungo della tua vita, e il possesso è, cercando nei significati profondi del vivere, inessenziale.
Dall'ingresso dell'Altromondo appare una ragazza gracile, scortata da quattro buttafuori, che urla e strepita sulla necessità di quattro quintali abbondanti di muscoli gonfiati chimicamente per trascinare fuori il mucchio d'ossa che è lei. Pretende si dimostri la fondatezza delle accuse degli energumeni, che lei proprio non si droga e che tutto quello che vuole è solo tornare dentro a ballare. A te qualche dubbio viene, a vedere questo scricciolo che se la prende con quattro giganti, e che a mezz'ora dalla chiusura fa dell'entrare ancora una questione vitale. I dubbi te li leva il suo ragazzo, a metà fra l'incazzato e il rassegnato, che impiega un buon quarto d'ora ad allontanarla dall'ingresso, mentre lei si divincola testarda. E tu nuovamente leggi i segni, che a non leggerli potrebbero non tornare più. E vedi un uomo che pazientemente stringe a se questa specie di strega che non accetta la fine del tempo concesso al ballo, e nella sua furia rovina già il ricordo di ciò che è appena stato. E nell'uomo vedi il tempo, paziente, che poco o nulla si cura delle afflizioni degli uomini, che strepitano nel suo scorrere, incapaci, come la ragazza che si divincola fra le sue braccia, di godere delle ore e dei giorni a loro concessi. E tu capisci, poichè i segni sai leggerli, di non avere potere sullo scorrere del tempo e, solo, devi accettarlo, godendo di ognuno del limitato numero di istanti a tua disposizione e solo, se in alcuni casi ti sono sembrati pochi, crogiolarti nel loro ricordo.
Una fugace visione ti ridesta dal tuo pensiero: corre, ridendo e bestemmiando e insultando i buttafuori con accento toscano, sparendo in poco tempo dietro l'angolo. Lo segue un bisonte dello staff, enorme e arrabbiato, convinto di riuscire a spiegare le sue ragioni con il solo ausilio del frutto di anni di palestra e diete iperproteiche. E come anche lui scompare appaiono all'inseguimento i suoi colleghi, preoccupati che non faccia carne trita del folletto toscano sul cui destino puoi solo speculare. E tu ridi, che il folletto toscano ha una risata contagiosa, della sua gioia e della forma comica in cui ha costretto gli eventi, spingendo a correre sulla statale le statue dello staff nel tentativo di fermare uno di loro che, da protettore della calma e dei beni del proprietario del posto, è divenuto una figura molesta da allontanare. E ti diviene chiaro come il sole che ora sta spuntando pigro quello che quest'ultimo fantasma ti ha voluto dire. E tu, ora libero dalle catene che le cose e il tempo cercavano di stringerti addosso, comprendi l'onnipotenza di cui dispone chi, senza distrazioni inutili, semplicemente realizza la piena potenza del suo esistere.

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