venerdì 29 gennaio 2010

Sciamani 3 di 5: per stupirti e sperare di ritrovarti cambiato nella luce del mattino



Siccome l'uomo che ti accompagna non decide di stupirti se anche accade, su questo blocco di vetro e lamiera che ti traghetta attraverso l'Appennino, qualcosa degno di essere ricordato o di prendervi parte, tu ne sei tagliato fuori, e accogli con un senso di liberazione le porte del bus che si aprono, alle nove passate, proprio di fronte alla discoteca che, in anni che non ti sono appartenuti, portava il nome semimitologico di Studio 54.
Il panino con la cotoletta nel parcheggio antistante l'entrata ti fa rimpiangere il peggiore dei paninari capitolini, e la cosa rancida chiamata piadina che il tuo compare sta cercando di mangiare la fame te la fa passare completamente. Per qualche strana normativa locale o accordo con la discoteca, il paninaro latino-americano di fronte a te proprio non può servire alcolici, e così la birra che sogni da forse un paio d'ore e che saresti disposto a pagare un prezzo al limite del criminale deve essere rimandata.
Approfitti dell'attesa prima di entrare, che di una buona chiacchierata ancora proprio non se ne parla, per osservare questo scampolo variopinto d’umanità che ti circonda, cosciente che una simile situazione difficilmente ti si ripresenterà più di altre quattro o cinque volte prima del termine della tua vita. Ci sono chiassosi danzatori partenopei e romani, ragazze con il dolce accento toscano e persone il cui accento, che non ti è dato sopportare, identifica come milanesi. Stupisci a non veder spuntare da nessuna parte la bandiera dei quattro mori, onnipresente ad ogni manifestazione nazionale, politica o musicale che sia, in cui almeno una parte dei partecipanti provenga da una provincia diversa da quella in cui si svolge. In fondo te lo sei sempre chiesto per quale motivo questa popolazione orgogliosa e testarda, che identifica come "il continente" le terre al di fuori dei confini della propria isola, viaggi così tanto.
Lo stile, noti, nella sua eterogeneità di fondo è simile a se stesso in ogni zona della penisola, e solo dall'accento riesci distinguere la provenienza delle varie persone. Ti perdi per quella che forse è un'ora ad osservare i dettagli irrinunciabili sfoggiati dall'enorme quantità di ragazze presenti, quantità che tu, abituato a serate di tutt'altro genere, proprio non sei uso vedere. Ti piace, quello che vedi, e buone vibrazioni ti attraversano la testa, riempiendoti d’aspettativa per la serata che ti aspetta.

La discoteca è l'edificio più bello in cui ti è mai capitato di ballare, e descriverla in seguito è una cosa che sei sicuro non farai mai, certo che andrebbe perso il significato più profondo di quello che stai vedendo, e di come lo stai assorbendo con gli occhi e con la pelle. Siccome di persone non ne sono entrate ancora abbastanza decidete di non buttarvi a ballare subito, danzatori parecchio asimmetrici e incerti come ancora siete, senza l'alcol a lubrificarvi i pensieri e le giunture. Il bicchiere di ghiaccio spruzzato di rum che la barista pretende di chiamare cocktail decide per voi che stasera berrete birra, mentre sedete su un divanetto intenti ad assorbire i bassi violenti sparati fuori dall'impianto più costoso mai visto in una struttura di cemento predisposta al ballo.
Dal punto più o meno strategico da voi scelto per sedervi osservi le persone che entrano, e ti innamori almeno un paio di secondi di quasi tutte le ragazze che varcano l'ingresso. Vedi anche il quartetto di rapaci travestiti da giovani donne varcare l'ingresso, dirigersi decise verso i bagni e uscirne, qualche minuto dopo, trasformate negli abiti e nell'aspetto. E, come è giusto che sia, incroci ancora una volta il suo sguardo, e la realtà prende qualche istante di pausa, giusto per dare alle vostre anime il tempo di comunicare quello che, con tanti metri e suoni e luci e persone a frapporsi fra voi, altrimenti non potrebbero comunicarsi.
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Balli, bevi, ti riposi, balli ancora, osservi tutto quello che ti circonda, ti estranei da tutto seguendo il ritmo potente proposto dai dj che si alternano in consolle, fumi, bevi ancora, balli, sudi. In tutto questo, silenzioso come ora è giusto che sia, il tuo amico t’imita, ti segue, ti anticipa; ti stupisce addirittura, estraendo dal cilindro riserve di energia inaspettate, tenute nascoste chissà dove. Tu balli fino ad arrivare al limite, poi lo superi, e continui a ballare per partito preso.
Le ragazze si fanno dipingere la pelle, da un artista piazzato accanto ai bagni, motivi tribali o floreali, con colori che risplendono sotto le luci al mercurio.
Ti lasci innamorare un pò di una ragazzina appena diciottenne in canottiera e calzoncini da basket verde acido, con un viso da bambola deturpato da due innesti di metallo sul labbro superiore. Ma questa notte è elettrica e lisergica, e tu ti lasci trasportare piuttosto che dominarla, cercando di perderti completamente, per stupirti e sperare di ritrovarti cambiato nella luce del mattino.
V’incontrate in pista decine di volte, te e la ragazza selvatica e indipendente con la cui anima hai parlato, ballate affiancati consapevoli in un modo a te nuovo l'uno della presenza dell'altra, vi staccate decine di volte, strappati l'uno all'altra da compagni privi di rispetto e di tempismo, vi cercate, vi trovate, vi sfiorate, e vi perdete ancora.
La sua amica, la bella seduttrice, inscena per te un'intera storia d'amore nell'arco di una notte, innamorandosi di un ragazzo di passaggio, corteggiandolo, conquistandolo, amandolo, sparendo con lui. Ricomparendo, dopo un paio d'ore, litigando furiosamente con lui, pregandolo, inginocchiandosi in lacrime di fronte a lui, lasciandolo. Tornandoci insieme ad un'ora dall'alba, dormendo con lui sui divani dell'Altromondo il sonno di chi ama.

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