lunedì 8 febbraio 2010

Mentolo

Aria gelida e un forte odore di mentolo. E le lancette dell'orologio che iniziano a correre al contrario per tredici anni.
Era carnevale pure quel giorno, e come oggi quel giorno l'aria sapeva di mentolo ed era gelida.
C'era musica quel giorno, colori, maschere, migliaia di persone e aria di festa.
E noi, non più bambini, ragazzi nemmeno per sbaglio, a festeggiare dimenticate ricorrenze pagane, liberi di liberare e lasciar fare la natura fastidiosa propria della nostra età di mezzo.
Può il ricordo di un pomeriggio tornare, dopo tredici anni, a raccontarti la vita che stai vivendo? Ne ha il diritto, oggi?
E noi stavamo li, con due vecchie felpe sotto la giacca di jeans, che la giacca buona proprio non era il caso, a tremare di freddo, e a rincorrerci, molesti, in una mischia senza regole, con, come armi, bombolette di schiuma da barba con il tappino modificato; schiuma al mentolo, rigorosamente.
Nessun pensiero, nessuna regola, ora stretti a coorte, ora uno contro l'altro; ora guardinghi, che il servizio d'ordine era in agguato, ora incoscienti, presi dalla frenesia della lotta.
No, oggi non dovrebbe poter avere questo diritto, ma i ricordi, lo sai, vanno e vengono, liberi e selvaggi come gitani.
E poi, con il passare delle ore, la battaglia perdeva di intensità e di significato, mentre le armi si scaricavano e i guerrieri, uno a uno, si ritiravano, stanchi ma felici.
E restavamo in pochi, stretti su una panchina, fradici di sudore e schiuma, a sentire gli aghi del freddo che ti si infilavano sotto la pelle.
E c'eri tu, stretta accanto a me, a rubare calore dal mio corpo, con i capelli trasformati in un'indefinibile groviglio al mentolo, le guance rosse per il freddo e la fatica, e quegli occhi verdi che mi toglievano il fiato. E c'ero io, stretto accanto a te, a fare sbuffi di vapore bianco dalla bocca, con il cuore impazzito, con le parole che mi si incastravano in gola.
Ridevi, ridevo, costruendo insieme un ricordo che il tempo avrebbe dissolto, almeno fino a oggi; e io morivo, ridendo, guardando i tuoi occhi verdi, che non guardavano me.
E oggi sei ritornata su, con l'aria fredda e l'odore di mentolo, senza nemmeno un nome, che il tempo s'è portato via anche quello, a raccontarmi una storia che non voglio sentire; tredici anni c'hai messo, a tornare su, a raccontarmi la nostra storia, proprio oggi, che fa più male.

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