mercoledì 24 febbraio 2010

M'hanno detto che non sono sereno

M'hanno detto che non sono sereno.
Escludiamo la mia situazione personale che, si, al momento navigo a vista con una benda sugli occhi e non è la cosa più piacevole che si possa immaginare, e soppermiamoci un attimo sul concetto di serenità.
La serenità viene considerato un qualcosa a cui aspirare, un fine ultimo della vita.
Ma chi ha il diritto di aspirare alla calma, la pace, la quiete che a essa si accompagnano?
L'uomo maturo, dopo aver lavorato una vita, costruito una famiglia e reso i figli in grado di camminare sulle proprie gambe, solo allora ha questo diritto.
Il guerriero, dopo aver combattuto tutte le battaglie che poteva e doveva combattere, con che esiti non ha importanza, acquisisce questo diritto.
Ma io? Ma noi?
A venti, a trenta, a quarant'anni la serenità non ci deve appartenere neanche per sbaglio. Non in questa Italia. Non in questo tempo. Dovremmo essere guerrieri in lotta con tutto, per tutto; per un futuro migliore, per un paese migliore, per essere persone migliori. Incazzati, vivi, felici, alla ricerca, in dubbio ma mai, mai sereni.
Mai in quiete, seduti felici ad accettare la vita; mai fermi, acritici, mai passivi di fronte a quello che ci viene incontro.
La serenità, la quiete, la pace prima della pensione sono il male, la morte mentale, sono la stasi che porta alla perdita di significato di ogni singolo giorno da qui alla fine.
E quindi no, non sono sereno, e sono felice di non esserlo; oggi perchè sto demolendo e ricostruendo me stesso, cercando di trasformarmi in una persona migliore, ieri e domani perchè sono stato, e sarò, in lotta con il mondo, per renderlo qualcosa di più adatto a me, a voi e a chi verrà dopo, quando avremo raggiunto una serenità finalmente meritata.
E ora ditemi, vi sentite sereni? E vi sentite felici, di questo? 

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