sabato 20 febbraio 2010

Sesso, Paracetamolo e Rythm'n'Blues

Sesso, Paracetamolo e Rythm'n'Blues
di Danilo Cipollini

Sposami, Lara. Sposami qui e ora, mentre sono febbricitante, sposami in questo pomeriggio di nuvole. Sposami su questo letto. Sposami velocemente, sposami duro. Scopami.
Aprimi in due e fammi uscire da me stesso.
Sposami, Lara.
Vorrei avere una radio, ora. Un pc, un iPod, qualcosa. Qualcosa che rompa questo silenzio. Canta, Lara. Sposami, Lara.
Tanta la voglia di te che divento duro. Inizio a masturbarmi. Senza passione e senza fretta, come qualcosa di necessario. Vengo, e non mi interessa dove.

Mi alzo dal letto. Brucio. La febbre è ancora alta, temo. Vado in bagno barcollando e mi guardo allo specchio.
Cellerini nella mia testa rasata. Poliziotti in assetto antisommossa, in riga.
Le visiere dei caschi abbassate, le mani strette sui manganelli. Rumore di tamburi quando li sbattono contro gli scudi.
Iniziano a batterli anche contro le pareti del mio cranio. Mi sento sballottato, travolto, sconvolto. Mi sento nudo. Mi sento caldo.
Mi viene da cantare. Una vecchia ballata blues. Sale la musica dagli altoparlanti del mio cervello e io inizio a cantarla.
La canto a voce bassa, poi sempre più forte. E intanto rido.
Si sa, il blues non serve per far stare meglio te: serve per far stare peggio gli altri.

[c’era un pugile \ un campione del mondo \ Sonny Liston \ lui si allenava ascoltando una ballata blues, “Night Train”\ sempre la stessa, ossessivamente – ora capisco perché. Perché era come allenarsi sotto colpi continui, allenarsi con la sofferenza nella testa e nelle mani \ una cosa del genere rende insensibili al dolore, ti ci immerge tanto dentro che ti rende insensibile].

Rido mentre canto forte il mio blues.

E i cellerini nella mia testa accusano il colpo.
Prima smettono di battere i manganelli. E io canto.
Poi iniziano a contorcersi. E io canto.
Infine iniziano a cadere a terra, in preda a spasmi mostruosi. Canta, Lara. Canta.

Il mondo si rovescia mentre chino la faccia in avanti e vomito nel lavandino. Vomito fuori tutti i miei carcerieri, poi apro l’acqua.
Mi sciacquo la faccia, la testa, la nuca. Vomita, Lara.

L’acqua che scorre sulla pelle del mio cranio è un piacere unico. Gocce si insinuano nelle pieghe della pelle del mio collo, scendono verso la schiena, bagnano ancora il pigiama già umido di sudore.
Sudami, Lara.

Torno a letto, Lara non c’è. Non c’è ancora. Non c’è da mesi.
Lara non ci sarà. Sposami, Lara. Scopami, almeno.

Crollo indietro sul letto sfatto e umido. Nel bagno l’acqua continua a scorrere, il lavandino semiostruito non riesce a farla scorrere via. L’acqua sale e lo riempie. Poi tracima, deborda. Poi scorre sul pavimento bianco del bagno, poi filtra sotto la porta, poi invade la mia stanza da letto (sposami, Lara), poi scorre sul parquet, lo bagna e lo rende lucido, poi continua a scorrere, e trascina con se i resti del mio rigetto, coriandoli dei miei cellerini (amami, Lara).
Non c’è musica in questa stanza. Peccato, sarebbe bello ci fosse musica. Un po’ di Blues, Lara, da dedicarti, per farti crollare, per farti contorcere, per vomitarti, dovunque tu sia.
Agonizza, Lara. Agonizza.
La fronte mi scotta di più, poggio un piede a terra, fa CIAK CIAK nel velo d’acqua che copre il pavimento.
Ai 40 gradi la febbre da allucinazioni. Se quest’acqua è un’allucinazione, è un’allucinazione incredibilmente umida.
Apro gli armadietti e frugo, scaravento pezzi di carta e calzini puliti, e fiori secchi e dvd a terra, cadono con un rumore bagnato, un PLOF morbidissimo.

Niente più medicinali, da nessuna parte.
Ci fossi tu, usciresti a comprarmeli, Lara. Ma non ci sei.

Ed è qui che scoppio a piangere, e cado col culo a terra, a mollo nell’acqua che continua a scorrere fuori dal mio bagno. Fermo, al centro della mia stanza. Distrutto.
Non musica. Non ho medicinali. E, soprattutto, non ho te.

Non è questa la vita che volevo, vaffanculo. Non lo so, forse è tardi per rimettere le cose a posto. Posso comprare delle medicine, certo. Posso mettere della musica, sicuro!
Ma non posso riavere te. No, mi sa di no.

Questa vita ormai è andata.
Nella prossima, voglio sesso, paracetamolo e Rhytm’n’Blues.

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