giovedì 27 maggio 2010

Quel che resta poi

Quel che resta poi, alla luce del sole, sono piatti sporchi che nessuno si è preoccupato di lavare e calici ombrati di rosso: il mio solo di vino, il tuo anche di rossetto, a disegnare il contorno delle tue labbra.
Quello che resta poi sono candele consumate, un letto sfatto, lenzuola da lavare per togliere via le macchie del tuo piacere; e finestre da aprire, per togliere l'odore di sudore e sesso che si attacca alle pareti.
E poi, una scatola vuota, piena delle acrobazie lessicali che solo i produttori di profilattici sanno fare, e le confezioni quadrate strappate, a ricordare la natura usa e getta della serata; e i segni sulla schiena, i muscoli stanchi e la forma netta delle tue mani sul muro appena dipinto, V-A-F-F-A-N-C-U-L-O!
Non è rimasta la cena, mangiata distrattamente, digerita e poi consumata seguendo il ritmo più semplice, antico e animale che ci portiamo dentro: una teoria di singoli colpi protratti all'infinito, fino allo sfinimento.
Non sono rimasti i discorsi e le parole di carta, dette senza nessuna ragione se non quella di farti dare un tono, per fingere la mia necessità di corteggiarti e sedurti, per nascondere che tu, qui, sei venuta solo per avere un uomo fra le gambe.
Quello che resta poi, quando il sole viene a cancellare tutte le illusioni e le menzogne, è la tua paura, e il bisogno di un letto per sentirti ancora giovane e attraente, e la mia solitudine, che con le palle vuote e gli ormoni sfiancati, è libera di urlarmi in faccia tutta la sua terrificante esistenza.

1 commento:

  1. Sai Theta, la persona cui ti riferisci, ha voluto risponderti col mio account. E' stata molto dolce, puoi leggerlo qui: http://tetrapiloctomia.blogspot.com/2010/05/quel-che-deve-restarti-poi-hole-iz-that.html

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