Quel che resta poi, alla luce del sole, sono piatti sporchi che nessuno si è preoccupato di lavare e calici ombrati di rosso: il mio solo di vino, il tuo anche di rossetto, a disegnare il contorno delle tue labbra.
Quello che resta poi sono candele consumate, un letto sfatto, lenzuola da lavare per togliere via le macchie del tuo piacere; e finestre da aprire, per togliere l'odore di sudore e sesso che si attacca alle pareti.
E poi, una scatola vuota, piena delle acrobazie lessicali che solo i produttori di profilattici sanno fare, e le confezioni quadrate strappate, a ricordare la natura usa e getta della serata; e i segni sulla schiena, i muscoli stanchi e la forma netta delle tue mani sul muro appena dipinto, V-A-F-F-A-N-C-U-L-O!
Non è rimasta la cena, mangiata distrattamente, digerita e poi consumata seguendo il ritmo più semplice, antico e animale che ci portiamo dentro: una teoria di singoli colpi protratti all'infinito, fino allo sfinimento.
Non sono rimasti i discorsi e le parole di carta, dette senza nessuna ragione se non quella di farti dare un tono, per fingere la mia necessità di corteggiarti e sedurti, per nascondere che tu, qui, sei venuta solo per avere un uomo fra le gambe.
Quello che resta poi, quando il sole viene a cancellare tutte le illusioni e le menzogne, è la tua paura, e il bisogno di un letto per sentirti ancora giovane e attraente, e la mia solitudine, che con le palle vuote e gli ormoni sfiancati, è libera di urlarmi in faccia tutta la sua terrificante esistenza.
Quello che resta poi sono candele consumate, un letto sfatto, lenzuola da lavare per togliere via le macchie del tuo piacere; e finestre da aprire, per togliere l'odore di sudore e sesso che si attacca alle pareti.
E poi, una scatola vuota, piena delle acrobazie lessicali che solo i produttori di profilattici sanno fare, e le confezioni quadrate strappate, a ricordare la natura usa e getta della serata; e i segni sulla schiena, i muscoli stanchi e la forma netta delle tue mani sul muro appena dipinto, V-A-F-F-A-N-C-U-L-O!
Non è rimasta la cena, mangiata distrattamente, digerita e poi consumata seguendo il ritmo più semplice, antico e animale che ci portiamo dentro: una teoria di singoli colpi protratti all'infinito, fino allo sfinimento.
Non sono rimasti i discorsi e le parole di carta, dette senza nessuna ragione se non quella di farti dare un tono, per fingere la mia necessità di corteggiarti e sedurti, per nascondere che tu, qui, sei venuta solo per avere un uomo fra le gambe.
Quello che resta poi, quando il sole viene a cancellare tutte le illusioni e le menzogne, è la tua paura, e il bisogno di un letto per sentirti ancora giovane e attraente, e la mia solitudine, che con le palle vuote e gli ormoni sfiancati, è libera di urlarmi in faccia tutta la sua terrificante esistenza.
Sai Theta, la persona cui ti riferisci, ha voluto risponderti col mio account. E' stata molto dolce, puoi leggerlo qui: http://tetrapiloctomia.blogspot.com/2010/05/quel-che-deve-restarti-poi-hole-iz-that.html
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