venerdì 19 febbraio 2010

La Fame - Prima Considerazione

Scrivere, è per gente di merda. Come me. Scrivere non da. Nulla. Toglie e raspa e ti spoglia. E alla fine ti trovi nudo, sulla via di tutti i pensieri che hai riciclato, sporco d’ossigeno. Noi che scriviamo, non andiamo incontro alla gloria, ai soldi, alle donne affascinate da chissà quali costruzioni grammaticali. E’ ingrato, quasi per tutti, mettersi in stampatello. Quasi per tutti. Non nego, che mettere in fila due parole, può fare un certo effetto, qualche volta, e ti può dare una mano, con le donne. Ma il problema è più profondo. Il fatto è che non puoi far finta di leggere. Se hai un testo davanti, anche nella maniera più distratta che hai, scorri i caratteri e li ingoi, inchiostro dopo inchiostro. Un testo, non è un quadro. Non lo puoi guardare di sfuggita e far finta d’averlo osservato. Un testo, non è una musica, cui puoi annuire anche con le orecchie tappate. Chi ti legge, in una qualche maniera ti assimila e deve metterci dell’impegno. Anche minimo, ma deve mettercelo. E non è nemmeno una questione di capire o apprezzare. Deve impegnarsi. E non sono poi in molti disposti a farlo. A farlo per un ipotetico scambio non equo. No, non lo fanno, si annoiano nel doverlo fare, e questa briga, non se la prendono. È per questo, che ci chiamano scrittori e non artisti. Al massimo, finiscono per chiamarci poeti. Che se ci pensi, il fine è sempre quello, sia che tu usi lo scalpello, il pennello o la macchina da scrivere. Ma l’impegno è diverso. Noi, gente di merda, abbiamo bisogno di starci, in quel che scriviamo, non ci possiamo permettere altro. Basiamo la forma sul concetto e l’istinto che supponiamo, è vittima di uno stare precedente, ben radicato, cui non ci si può opporre. E poi, detto francamente, tutti possiamo essere scrittori. Tutti nasciamo scrittori. Non c’è bisogno del fisico, non usiamo davvero le mani per far quello che facciamo, non abbiamo bisogno davvero degli occhi, o delle orecchie. È tutto nel cranio. Sono pensieri e tutti pensano. Tutti sono scrittori, anche se non lo sanno. E per questo, chi ti legge, si prende un impegno. L’impegno di dire che fra tutti (tutta la popolazione mondiale cosciente), viene a leggere proprio te. Ma questo non lo sa. E non lo so nemmeno io che scrivo. Che poi, io nemmeno mi ci reputo scrittore. Forse un giorno. Non ora. Perché sono pochi, quelli bravi, che si fanno capire per bene. E se consideriamo quelli bravi e pure fortunati, allora, diamo una bella tagliata al numero. E in quel numero, io non ci sono. Non ancora. Scrivere è per tutti. E noi, che poi lo facciamo anche su carta, siamo meno fighi, di chi scatta una foto. Cazzo, siamo molto meno fighi. Scrivere, è un’inculatura non da poco. A me va bene così, però. Perché penso da sempre. Da prima del primo vagito, da prima che imparassi a dire cacca, o fame. E poi, quando avevo otto anni, m’è preso a vomitare tutto sul foglio, quello che avevo in testa. È questo che faccio, quello che voglio fare. Brutta storia, perché ve lo dicevo, che ti spogli. E quando ti spogli, non ti aggrappi più a quelle velleità che ti tengono su. Sei solo, sul foglio. Quindi, grazie a te, sprovveduto che mi leggi, in un giorno qualsiasi della tua vita. Ti stai impegnando a dire, che in questo cazzo di mondo, in un giorno qualsiasi della nostra vita, ci stiamo scegliendo. Ma questo, noi non lo sappiamo, ne lo sapremo mai.

Scrivo per mangiarmi vivo. È questa la fame.

3 commenti:

  1. Io credo che scrivere sia arte tanto quanto lo è dipingere, fotografare, scolpire. Forse riuscire a vedere davvero l'anima di uno scrittore è più raro, ma quello dipende da quanto l'anima dello scrittore salti fuori dalle righe.
    E credo che il volersi spogliare, e il sentirsi mangiati facciano parte dell'arte. E dell'essere artisti. Ed è proprio quel senso di fame, come lo hai descritto tu, che ti fa andare avanti. L'ho sentito io, che sono tutto meno che scrittrice :D

    Sempre un piacere leggerti, comunque.

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  2. Complimenti Flamio! Pienamente d'accordo su tutti i fronti. Pino

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  3. Il problema arriva quando, il più delle volte inconsciamente, hai paura di spogliarti di nuovo.
    Paura di ciò che potresti vomitar fuori.
    Un malessere che avverti in ogni caso, ma che finchè resta latente puoi tenere sedato.
    Una volta messo nero su bianco cambia tutto.
    Non puoi più ignorarlo.
    Per paura di ciò, capita a volte che non riesci più a scrivere.
    A volte per mesi, a volte per anni, non è questo il punto.
    E intanto la Fame contiuna a straziarti.

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