mercoledì 3 febbraio 2010

Schiuma

SCHIUMA
di Danilo Cipollini

In questo cesso c’e aria viziata. Viziata, viziata, aria viziata. Modo di dire del cazzo, “aria viziata”. Me la immagino che batte i piedi perché non vuole andare a dormire. Come me, che non voglio andare a dormire e trascino le ore in questo pub mettendo in fila le birre sul bancone.

Ma la birra che bevi prima o poi devi farla uscire, ed ecco come sono arrivato dove sono ora, in questo cesso - in questo cesso, in questo cesso c’e aria viziata e scritte sui muri – come in ogni Cesso Pubblico che si rispetti, aria viziata e scritte sui muri, non c’è scampo – e io qui, al centro, con la testa che gira parecchio, una mano appoggiata al muro per fermare il mondo, l’altra sul fianco, e il mio amichetto del piano di sotto fermo, in attesa dell’ispirazione per fare quel che s’ha da fare e tornare a allineare birre sul bancone.

Alzo gli occhi. “Mario ama Jo”. Buon per Mario.
Oddio, buon per Mario non lo so. Magari Jo non ricambia. E me lo immagino, il povero Mario, finito qui a affogare nella birra la delusione d’amore, e alla fine qui, in questo cesso, a respirare l’aria viziata e a scrivere col pennarello nero il suo desiderio frustrato lì, in alto, a destra. Povero Mario. No, decisamente, non è bene per lui. Buon per Jo, questo si. Ecco, questo possiamo dirlo. Buon per Jo.
Il tempo passa, lo stimolo no ma l’ispirazione alla spinta non si fa viva, quindi lascio lo sguardo randagio sul muro. Qualche centimetro sotto Mario, pennarellone rosso a punta quadrata, “Forza Roma”. Un po’ retrò, un po’ anni settanta, ma ci sta. Chiudo gli occhi e mi sforzo di immaginare la mano che ha tracciato quel segno. E perché, soprattutto. Perché. Scarto un paio di facce che mi vengono in mente e alla fine mi fisso su un ragazzetto con la boccia e gli occhi azzurri, il naso un po’ grosso, ubriaco da far schifo, ma di quell’ubriaco felice, non preso a male: felice.
La sua squadra del cuore ha vinto e lui è venuto qua a festeggiare. E ce la voleva dire la sua felicità, anzi: ce la voleva scrivere. Mi domando se farà così sempre, anche per le altre cose, in futuro. Me lo vorrei immaginare fra quindici anni, in giacca e cravatta, che scrive “Oggi è nato mio figlio”. Oppure “Ho finalmente fatto pace con mio padre dopo quarant’anni di incomprensioni”. Sarebbe fico. Sul serio.
Piscio. Finalmente. Ed è una liberazione. E’ una specie di orgasmo, un orgasmone, un orgasmissimo. La cosa giusta al momento giusto. La Cura giusta, davvero. Qualche schizzo ribelle probabilmente scappa e va a incasinare il fondo di questo bagno. Non ci vuole un genio per immaginarsi che lì sotto le mie gocce saranno in buona compagnia.
Ubriachezza e mira non vanno molto d’accordo, e in un pub la prima di norma soverchia la seconda.
Mi ci vuole sforzo, giuro, per impedirmi di soffermarmi sul party di pipì che si sta tenendo li sotto. Sforzo.
Buon Dio, la mente d’un ubriaco si incastra su cose terribili. Mi impongo salvezza, mi riallaccio e mi giro, pronto per uscire.Già pregusto la schiuma della prossima birra.
E l’occhio mi cade su una scritta, proprio sulla porta. “Carlo, bisex, faccio tutto quello che vuoi”. E un numero di telefono.
Ciao, Carlo. Piacere di conoscerti, Carlo, che sei venuto qui una sera e hai trovato la voglia e il tempo di scrivere questo. Ci deve essere un motivo per cui lo fai, Carlo. E io voglio vederti, Carlo, voglio immaginare la tua timidezza sbriciolata dall’alcol, i freni inibitori che saltano, e mentre la tua ragazza di là ride e scherza coi tuoi amici tu che tappi la bocca alla tua disperazione e fai questo. Che non è proprio il massimo della vita, Carlo.
Davvero farai tutto quello che voglio, Carlo? E allora ascolta me… Rispettati. Questo è quello che voglio, che tu ti rispetti. E, l’hai detto tu, farai tutto quello che voglio, no?
Comincia col lasciare la tua ragazza. Parla coi tuoi amici. Fai quelle analisi che rimandi da un po’, prenditi quel tempo che volevi. Poi parla coi tuoi genitori. E’ ora mi sa.
Che ti prende, Carlo? Non sei più così sicuro di poter fare tutto quel che voglio? Pubblicità ingannevole eh? Capisco. Mi spiace Carlo.
Buona serata, esco, torno a bere.

Davanti al bagno c’è uno che aspettava il suo turno. Mi guarda come a dire “era ora” e si avvia verso la porta che ho lasciato aperta e ci incrociamo appena, passandoci affianco.
Afferro la maniglia della porta esterna, quella che mi rimanda alla sala, quella che mi rimette fra la gente. Mi fermo.
Torno indietro. Afferro la spalla del tipo proprio mentre sta per sparire dietro la porta del mio cesso con l’aria viziata e lo scaravento fuori.
Miagola un “MACCHECCAZZO SUCCEDE?”. Tutto attaccato. Rabbioso. Urgente.
Non ci faccio caso. Entro e chiudo la porta alle mie spalle.
Fanculo, Carlo. Fanculo.
Estraggo una penna dalla tasca, è una banale Bic nera, non scriverà molto. Dovrà bastare. Basterà.
E mentre da fuori l’energumeno inizia a bussare, qualche centimetro sotto Carlo e la sua pubblicità ingannevole scrivo:
“Caro Carlo,
no, non ci conosciamo. Non lo so chi sei. Volevo dirti… Solo questo:
quando uno si lava, può farlo essenzialmente in due modi: tanto bagnoschiuma e poco strofinio, o tanto strofinio e poco bagnoschiuma. Il primo modo regala più profumo alla pelle, ma meno pulizia vera. Il secondo costa più fatica, fra l’altro, ma lascia puliti, puliti sul serio.
A me piacciono le cose che sanno più di strofinio, che di bagnoschiuma. Mi piacciono al punto tale che stasera sono qui, e sono ubriaco, per felicità. Perché dopo anni di pessimi rapporti finalmente ho trovato una persona speciale, speciale davvero. Strano no? La gente di solito si ubriaca per gli amori che finiscono. Io lo faccio per quelli che cominciano.
Non è da un numero sulla porta d’un cesso che cominciano gli amori, Carlo.
Non è bombardandosi di bagnoschiuma che ci si sente puliti.
Strofina forte ragazzo mio”.

La Bic sparisce in tasca. L’energumeno ha smesso di bussare, penso se ne sia andato. Magari starà protestando col titolare del pub.
E’ il momento migliore per un’altra birra

2 commenti:

  1. Carlo è docente di ruolo della cattedra di Sodomocinesica alla Facoltà di Irrilevanza Comparata.

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  2. Cazzo, veramente un bel pezzo. Di quelli che hai pubblicato qui, m'è sembrato quello più istintivo. Compliments.

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