mercoledì 23 dicembre 2009

Idrogrammatologia 3: Del viver tondi e morir quadrati

Ho scoperto che mi piace, qui sul blog, dire le cose trasversalmente alle persone. Estrapolandole dal contesto e generalizzandole, così che magari possano aver valore per qualcun'altro oltre che per l'interessato, e che questi debba comunque fare un minimo sforzo intellettuale per capire che il post è per lui.

Che non penso di essere una cattiva persona ma, effettivamente, due o tre fisime caratteriali ce le ho.
Difficilmente mi incazzo con un amico, e per pochissime cose; sono abituato a dividere tutto, con gli amici, senza fare troppo caso a se e quanto ci perdo in questo, ma quando mi accorgo che nemmeno quel minimo di rispetto e di riconoscenza che credo di essermi ampiamente meritato mi viene restituito in cambio, io, onestamente, divento una iena.
Difficilmente poi perdono, mi ci vogliono anni, che se non ho fiducia in una persona, io, ho difficoltà a stare nello stesso posto dove è lui.
Poi magari, un pò perchè dopo anni l'incazzatura scema, un pò perchè condividendo amici si è costretti a sedere allo stesso tavolo, ci riprovo a dargli fiducia alle persone, a rilassarmi un minimo in sua presenza.

Poi magari, quando abbassi un minimo la guardia, ti accorgi che chi nasce tondo non ha nessuna voglia di morire quadrato. E che, a un palmo dal culo, è la distanza minima necessaria per un regime di civile convivenza.

Che poi con questo post non ho ne generalizzato, ne estrapolato dal contesto, ma sono rischi del mestiere, quando si pratica la tetrapiloctomia alla buona con un'ora e mezza di sonno e la testa che ti presenta il conto della serata.

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