venerdì 4 giugno 2010

La dama, il giullare e il re 3: la dama che ogni giullare vuole

Già t'amo mia dama dal volto nascosto,
ma quel che chiedi forse è un eccesso:
guêpière e belletti non posson
nascondere un grosso difetto.

Son giullare non dama cortese
e a nasconderlo non bastano sete,
invero son donna come nel seicento
le attrici di un teatro inglese.

Ci fai moschettirei, mia dama celata
a noi che siamo puttanieri di vita:
a noi che ogni notte l'abbiamo amata
a noi che ogni giorno l'abbiamo pagata.

A farsi è cosa assai complicata
e più ch'esercito faremo masnada
lo farem di notte declamando per strada
poesia e prosa in incursion letterata.

Vieni se vuoi, io ti invito,
se non ci separano infinite distanze
e declameremo nella sera invitante
tutte le rime che fin qui c'hanno unito.

Ora che ho detto ogni cosa leggera,
o faceta o facile come fendere l'aria
parlerò con parole importanti
sfoggiando per te la mia faccia più seria.

Le parole son del mio sentir frutti insinceri
e si ingegnano a nascondere il vero
io le piego e le domo come posso,
ma tu scosta se puoi il loro velo.

Siamo maschere messe in vetrina,
siam campanelli, merletti, corona,
anche adesso è evidente mia dama,
ci fingiamo poeti parlandoci in rima.

L'anima ha un peso ridotto,
a guardarla son pochi i capaci,
e a girare postandola esposta
sovente ci taccian d'esser mendaci.

Per questo io resto giullare:
per intessere arazzi di fiato
che infiltrin la mente distratta
di un pensiero che lasci basito.

Ricorda il giullare è l'uomo più attento
fa si che la burla non susciti offesa,
conosce l'anime dagli occhi che guarda
e ogni parola che dice la pesa.

Non dico più niente ora basta
che ho brama di tue nuove parole.
Trepido attendo una risposta
dalla dama ch'ogni giullare vuole.

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