mercoledì 20 gennaio 2010

Realizziamo i nostri desideri

Il suono della sveglia mi uccide; tre ore di sonno sono poche, veramente poche, e, se sono settimane che dormirne quattro sembra un miraggio, sono praticamente zero.
Mi alzo e, con grande sorpresa, scopro che nonostante l'intensa prestazione atletica di ieri notte le gambe non sono legnose, anzi, hanno dentro un'energia inaspettata, che quasi sarebbe il caso di andare a farsi un'oretta di corsa per smaltirne un poco; ma ho un capo che mi attende, e ad arrivare tardi rischierei un'altro giorno di sospensione, se non addirittura il licenziamento, e proprio non me lo posso permettere.

Dover togliere il ghiaccio dalla vespa dovrebbe farmi suonare un campanello d'allarme in testa, convincermi a ripiegare sui mezzi pubblici o la macchina, perlomeno rimandarmi a casa a cambiare, che un jeans e una felpa sotto la giacca a vento decisamente non sono sufficienti, ma ho come l'impressione che stamattina il buonsenso se ne sia rimasto a dormire.
Guardare l'erba ghiacciata e scintillante scorrermi rapida accanto nella luce obliqua dell'alba ha un che di poetico, mi fa sentire vivo, libero, essenziale; è solo il freddo che rovina tutto, riuscire almeno a smettere di tremare sarebbe una gran cosa.

Fermo la vespa, mi libero dei guanti, del casco, mi preparo ad affrontare altre otto ore di galera per pagarmi la vita... e lo vedo.
Ed è qualcosa di stupefacente, di sublime, bellissimo in tutto il suo orrore, che The Tiger di Blake a paragone sembra una filastrocca per bambini.
È che siamo in campagna elettorale, e nonostante preferisca le favole di La Fontaine, qualcuna delle loro proprio non riesco ad evitarmela. Soprattutto sui cartelloni pubblicitari; soprattutto su quelli di fronte il sottoscala che mi fregio di chiamare ufficio. E fra questi uno spicca, e io credo di aver trovato la persona che voterò. Non per gli ideali, sia chiaro, ne per il colore o per il programma, no, solo per l'estrema, disarmante sincerità.
Un "REALIZZIAMO I NOSTRI DESIDERI" campeggia a lettere giganti, azzurre su blu, sul cartellone.
Per questa ammissione, per il coraggio di ammettere apertamente, pubblicizzandolo pure, che non per noi vuoi essere eletto, non per gli interessi degli elettori, ma solo ed esclusivamente per il tuo personalissimo tornaconto, ecco, per questo meriti tutta la mia stima. Per l'onestà con cui ammetti di essere disonesto.
Ed il fatto che io riesca a restare piacevolmente colpito dalla tua ammissione di disonestà credo spieghi perchè, a farci caso, si senta odore di marcio da tutte le parti, in questo fantastico stivale.

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