sabato 30 gennaio 2010

Il Pangocciolo del Perdono (sedicente racconto)

Il Pangocciolo del Perdono
di Danilo Cipollini

[dedicato al Nano]



Prendi Caino e Abele. Non che fossero due cattivi ragazzi. Abele poi… un pezzo di pane. Ma nemmeno Caino era poi così stronzo. Solo che… non s’affiatavano, per così dire. Non c’era alchimia.
Comitive diverse, mettiamola così.
Me li immagino. Abele col giacchettino di jeans e il berretto da baseball. Che aiuta le vecchiette a attraversare e va a fare la spesa alla mamma. Cose così.
Caino invece col chiodo di pelle addosso. Gli occhiali specchiati. Col motorino modificato, quello che fa rumore tipo CBR quando lo accendi. Però no un cattivo ragazzo… Solo un tipo un po’ così, ombroso ecco.
Poi litigano, e Caino accoppa Abele.
Va a capire perché, ma litigano. C’è chi dice storie di eredità, io non c’ho mai creduto.
No, se devo dire la mia, magari la cosa sta un po’ più a fondo. Perché spesso, certe alchimie, si falsano per colpa di altre persone. Quelle fra due fratelli, per colpa dei genitori. Spesso.
Crescici tu con l’idea che “l’altro” è meglio di te, sempre, comunque.
Puoi provare a accettarlo, forse, se non è tuo fratello…e questo per almeno due motivi. Primo, puoi dare la colpa alla genetica. Secondo, non ce l’hai sempre sotto gli occhi.
Ma campaci tu con uno nelle orecchie che ti dice, tutti i giorni, tutto il giorno: “Guarda Abele quanto è bravo. Abele studia. Abele lavora. Abele non torna tardi la sera. Abele da gli esami all’università, Abele non si fa le canne, Abele è sempre il primo della classe, il primo della lista, il primo della fila, il Primo Levi (solo se si è ebrei, e Caino e Abele lo erano quindi ci sta).
Campaci tu con una sfiga del genere, con la sfortuna immensa di mangiare pane e nutella, ogni cazzo di pomeriggio della tua vita, con un semidio. La perfezione. Ti batte pure alla playstation, lo stronzo.
E il pane e nutella diventa una crostata al gusto di marmellata di dotto biliare.

Non riesco a rendere l’idea. Ci provo con una metafora.
Se tu sei un pianeta, tuo padre e tua madre che t’hanno generato sono il cosmo. E per quanto mite tu voglia essere, un po’ ci speri che quel cosmo ti giri tutto intorno per sempre. Che ti fornisca le stelle da far brillare nel tuo cielo, di notte.
Se sei sfigato, il tuo cosmo fa schifo, e non ha stelle. Fuor di metafora, capita di avere due genitori di merda. I genitori non te li scegli, capitano. Becchi quelli senza stelle… Amico, hai pescato la pagliuzza più corta al gioco della vita.
Ma se sei VERAMENTE sfigato, il tuo è un cosmo da paura. Ma gira intorno al pianeta accanto al tuo. Su di lui addensa una Via Lattea che da sola basterebbe a far venire un’erezione atomica a Piero e Alberto Angela (due con un colpo). Su di te, scarica un paio di stelline asfittiche che non illuminano un cazzo. E già che c’è, questo cosmo dimmerda ti fa anche notare che l’altro pianeta… Gira meglio. Ha belle foreste. Laghi limpidissimi. E un ampio parcheggio all’ingresso.
Ecco secondo me fra Caino e Abele è andata così. Ed è la storia comune di molti fratelli. Dio solo sa quante alchimie potevano nascere e invece… Ciccia. Finisce a badilate.
Prendi Caino e Abele. Mettili sotto la pioggia, un venerdì sera. Con sulle spalle una giornata difficile. Una serata peggio. Mettili un po’ a parlare, mezz’ora, tre quarti d’ora, sotto la pioggia. A cercare con difficoltà un alchimia, cosmo permettendo.
Mica facile, la vita.
Ci provano, ma non ci riescono tanto bene. Qualche stella se la ridistribuiscono, qualcosa la risolvono pure, sono gente di buona volontà.
Ma lo senti, quando rientrano nella loro cameretta tre metri per tre e si infilano i pigiami, che non sono proprio soddisfatti. Perché quell’alchimia che vogliono,tutti e due, certe volte va proprio a farsi fottere.
Al meglio che può andare, può capitare che uno dei due vada un attimo in cucina e peschi dalla credenza una merendina. Un Pangocciolo. Cristo, ve lo vorrei disegnare, il Pangocciolo. Magari voi non sapete nemmeno com’è fatto. Beh sembra un po’ un cosmo, un cosmo di pane, morbido, pieno di gocce di cioccolata.
Uno dei due ne prende due dalla scatola, torna in camera, e ne passa uno al fratello.
Ci sarebbe da dire che quel Pangocciolo è un esempio eccellente di alchimie difficili… Pane e cioccolato, di loro sono materie distanti. Fisicamente distanti, tanto che di norma, per accoppiarli, devi ricorrere a aberrazioni tipo la Nutella, ovvero snaturare il cioccolato pur di poterlo avvicinare al pane, poterlo legare.
E’ un’alchimia difficile.
Ma il Pangocciolo ce la fa. Li unisce, e bene. Li unisce tanto bene che sfumano, si confondono, e non capisci dove finisce il pane e dove inizia la goccia di cioccolato.
Il Pangocciolo del Perdono. Forse quell’alchimia sarebbe più semplice se si potesse spiegare così. Col Pangocciolo.
Ma non si può. O almeno, mentre ti porgo il mio Pangocciolo del Perdono non ti dico un cazzo.
Magari te lo scrivo, poi.

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